Luise provò a seguire la descrizione dell'altro, ma senza grandi risultati. Non aveva idea, naturalmente, di che cosa fosse una fabbrica (era certa che niente del genere esistesse a Woundtia, no), ma non le piaceva non capire le cose.
- Sarebbe forse come una specie di fucina? - chiese lei. Nella sua esperienza, era lì che si producevano ...cose. (O almeno, il genere di cose che interessava a lei, ovvero le armi.)
Comunque, anche sforzandosi, non riusciva davvero a capire come una fucina potesse sporcare un fiume e uccidere i pesci. Certo, forse se ci fossero state tante fucine... ma la necessità di averne
così tante, sinceramente, sfuggiva a Luise.
Alzò anche lei gli occhi al cielo. La luce che penetrava attraverso il fogliame era intensa, e Luise dovette socchiudere le palpebre. In effetti, era una splendida giornata.
Peccato dovesse passarla al villaggio a prendersi cura del nuovo arrivato.
- Sembra che il mondo da cui provieni sia davvero diverso da questo. - terminò lei in fretta, un po' impacciata (aveva una certa difficoltà ad immaginarselo, quel mondo, e la sua curiosità l'avrebbe certamente portata a fare domande stupide - e a lei non piaceva fare domande stupide. In più, le era stato assegnato il compito di spiegare a Feliciano la vita al villaggio, e non doveva distrarsi.)
- Comunque, le regole qui al villaggio sono semplici. I compiti vengono divisi tra tutti, anche se alcuni di questi compiti - soprattutto le missioni all'esterno - sono riservati a chi si dimostra adatto a svolgerli. -Attorno a loro, alcuni degli abitanti sembravano svolgere le mansioni che avrebbero svolto nella normale vita di un villaggio: qui una bambina dava da mangiare a delle oche sistemate in un piccolo recinto di rami, là un ragazzino portava con attenzione un cestino di vimini colmo di uova.
Due ragazzine, che portavano dei secchi d'acqua riempiti ad un torrente che scorreva poco lontano, si fermarono ad osservare il nuovo arrivato e a fare qualche commento a bassa voce, condito da qualche risatina.