HUG: Hetalia Ultimate Gdr

Baracchetta al limite del bosco

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Yuki Delleran
view post Posted on 12/10/2012, 11:49




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Non si era reso conto di quanta debolezza affliggesse le sue membra fin quando non era crollato addosso la giovane cacciatore, del tutto incurante di una sua possibile reazione. Questi tuttavia lo aveva stupito trascinandolo prima all'ombra di un grande albero (da quel poco che poteva vedere da sotto la coperta) e successivamente, non senza una certa difficoltà, all'interno di un piccolo edificio. L'essere scaricato a terra con malagrazia non lo colpì particolarmente, ma non trovò l'energia sufficiente ad alzarsi, rimanendo così raggomitolato sul pavimento e sotto quel telo protettivo, mentre intorno a sè sentiva sbattere porta e finestre e il buio farsi quasi totale.
- Ho sempre desiderato saperlo. - mormorò quasi tra sè prima che la coperta venisse sollevata, e quando avvenne il suo sguardo si focalizzò istintivamente sul giovane, per la sua figura e la sua presenza ancora prima che per le sue parole.
La spossatezza e la fame gli rendevano ardua la concentrazione e percepire un corpo caldo accanto al suo non era affatto d'aiuto.
- Aiuto? - si ritrovò a mormorare, stranito, come se non potesse concepire un'ipotesi simile.
Era sempre stato convinto che il cacciatore lo inseguisse per ucciderlo, come ogni altro rappresentante dell'Associazione, eppure quando lo vide accostarsi a lui e slacciare i primi bottoni della camicia, anche quel pensiero scomparve, surclassato dall'istinto bramoso che gl'intimava di assalire la sua vittima. Nonostante il buio poteva vedere le guance arrossate, sentire il sangue scorrere veloce appena al di sotto della barriera trascurabile della pelle e la bestia che era in lui, fiaccata dalla mancanza di cibo, risvegliarsi di fronte al banchetto che le veniva proposto.
Lo aveva già afferrato per le spalle in una presa ferrea e le sue fauci, spalancate, si trovavano già a pochi centimetri dala sua gola, quando un ultimo barlume di coscienza si fece strada dentro di lui e gl'impose di lasciare la presa.
- Non voglio farti del male. - si ritrovò a dire, mentre la sua natura di bestia della notte malediva silenziosamente la razionalità di giovane gentiluomo del secolo passato.
 
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Arthur Kirkland~
view post Posted on 28/12/2012, 20:46




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La cosa più vergognosa era senz'altro la paura, non la fatica con cui si era prodigato a risparmiargli la vita, per inciso.
Perché... merda, davvero, il respiro non ebbe neppure il tempo di fermarsi, la saliva il privilegio di solcargli la gola, che già le fauci del mostro erano guizzate ad un frammento di distanza dalla giugulare. Riuscì, tuttavia, a memorizzare il brivido corso a frustrargli le vertebre, serrando l'aria tra le costole, e a scoprire quanto rapido potesse essere il fluire del terrore, tanto da poter dimenticarsene, lì, all'impronta, nel momento stesso della sua apparizione. E... Cristo, di apparizioni poteva parlarsi davvero: tutti i Santi, in fila, ad accoglierlo con ceste di pomodori e sorrisi gioviali in prossimità del tetto grezzo e umidiccio. Sul serio, già stava per ricambiarne il saluto!, se solo...
- N-Non prendermi per il culo. - avrebbe voluto intimarlo, in verità, forse redarguirlo, eppure ciò che spezzò le sue labbra fu solo una sorta di buffa replica incline all'isteria, pronunciata da chi, palesemente, si stava affidando a incolmabili patetismi nel tentativo di smorzare la balbuzia - Mi servi... vivo, all'incirca. - soffiò, deglutendo, e lasciando scorrere una serie indefinita di ansimi lungo la condensa di fuoco che s'era venuta a creare tra i loro volti, concedendosi un motto di ironia non meno ridicola del tentativo di cui sopra. Ecco: un momento simile poteva essere capace di scardinare tutte le convinzioni, dissacrare le scelte, annichilire presunti atti di forza, annientare il senso stesso del suo lavoro; dunque... cosa sarebbe stato più saggio? Mandar tutto a 'fanculo, ovviamente.
Ma tant'era, insomma, era lì, ora. Ben poco da fare ed altrettanto a cui pensare.

- E non fingere di porti scrupoli. Non me la bevo. - caricò la voce e serrò i pugni, persuadendosi d'ignorare il tormento che gli batteva in petto e rendendosi conto di quanto il buio iniziasse a prender colore, secondi su secondi, spazi contro spazi: avrebbe desiderato essere più convincente, comunque, avvalendosi del fiato necessario a ribadire quanto un atto di simile clemenza e profonda eccezionalità antecedesse la sola certezza di trarvi un tornaconto (specifico, netto e sacrosanto) - Perciò... muoviti, dannazione, e poniamo fine a questa pagliacciata. - impostosi di non emettere alcun fiato (non uno, almeno, che potesse ulteriormente compromettere o tradire la fermezza dello sguardo), accolse suo malgrado lo slancio necessario ad afferrargli un lembo della camicia ed inclinare il volto con maggior convinzione.

D'accordo.
Una croce composta a fior di labbra e nulla più.

- Lovino. - e nulla più.

Edited by Arthur Kirkland~ - 29/12/2012, 02:23
 
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Yuki Delleran
view post Posted on 29/12/2012, 21:12




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Lovino.
Un nome dalla pronuncia dolce che scivolava sulla lingua come miele, apparentemente inadatto ad una personalità rude come quella del cacciatore. Eppure Antonio sapeva, con una certezza del tutto irrazionale, che quel ragazzo era molto più di quello che appariva.
- Lovino... - ripetè, gustandosi una ad una le lettere che scivolavano sulle sue labbra. Sì, gli piaceva. Ma del resto non aveva mai avuto dubbi in proposito.
In compenso era pieno di dubbi riguardo l'aiuto che avrebbe dovuto fornire al giovane e di cui il sangue che tanto disperatamente bramava era la forma di pagamento (o anticipo, se vogliamo). Se fosse stato un po' più lucido e meno affamato si sarebbe posto molte più remore, ma la fame del momento e il profumo della pelle di Lovino gli annebbiavano le idee, rendendogli arduo anche il più lineare ragionamento.
Fu per questo, forse più che per l'incitazione del ragazzo, che si decise ad agire. Non aggiunse una parola, si limitò a serrare le mani sulle sue spalle, sentendone i tremiti che aumentavano a dismisura il suo desiderio, e ad avvicinare nuovamente il volto alla sua gola. Ne respirò il profumo inebriante, prima di lambirne lentamente la pelle con la lingua. Poteva sentire il il battito accelerare sempre più ad ogni suo tocco, il respiro farsi breve e spezzato.
- Non temere... Il morso del vampiro è portatore di piacere... - mormorò un istante prima di posare le labbra sulla vena pulsante.
Le dischiuse, quindi, e affondò i canini che penetrarono con facilità la carne morbida, riversando finalmente nella sua bocca il fluido vitale che gli avrebbe ridato forza.
Dolce. Esattamente come immaginava.
 
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Arthur Kirkland~
view post Posted on 28/1/2013, 12:18




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Fu così rapido e indubbiamente atroce.

In realtà, come solevano imporre le basilari norme del galateo, s'aspettava che, quantomeno, il topo dai denti a sciabola ricambiasse il gentile favore, fornendo a sua volta un... beh, un nome, un codice, qualsiasi cosa che potesse risparmiargli lo sforzo (almeno quello) d'inventarne qualcuno. A dirla tutta, faticava parecchio a credere che il pipistrello portasse un qualsivoglia cognome - beh, uno normale!, per inteso, non certo una mistica sorta d'antico retaggio rumeno volto a cucirgli addosso vesti tutt'altro che spaventose, anzi, al più ridicole.
- Di che cosa stai parlando? - ma - ecco doveva voleva arrivare - non che la bestia avesse bisogno d'affidarsi a un nomignolo per incutere terrore o suonare mefistofelica - chiaro!: di spaventoso, quel vile, vantava senz'altro il luccichio delle fauci assetate ed indomite, pronte ad assalire ogni fertile vittima con una solerzia sorprendente ed altrettanto inaspettatamente depravata. Beninteso, la... la sensazione che lo trasportò dritto, dritto sulla strada dell'inettitudine e dell'incoscienza apparve non limpida, come nelle più note fantasticherie - il dolore portato agli estremi che si affievolisce sul far della morte -, bensì estranea, confusa, ineffabile, gravida di scelleratezze: la lacerazione, il fuoco, il senso dilatato del piacere collimavano in una rozza e impunita forma di sconvolgimento sensoriale, un torpore che sapeva di lava diluita e fiori d'arancio, di fiele ripugnante e d'afrodisiache proiezioni.

Cosa fosse, sul serio, non riuscì in alcun modo a spiegarselo.

Il languido avvertimento - o la rassicurazione... ?! - fornitogli pochi secondi prima dal trasandato animale non costituì in alcun modo una fonte di verità cui prestar lucida attenzione né, tantomeno, poteva dirsi quegli vantasse la sola pretesa di suonare onesto e disinteressato. Tutto ciò che Romano poté fare, divenendo trasognato pasto, fu artigliare i suoi fianchi asciutti con un bisogno quasi disperato, ancorandovisi saldamente tra cumuli di tremiti e sussulti irregolari; la voce, spezzata da una afasia sconosciuta, emetteva fiochi vocalismi e gemiti di dubbia sensatezza. Se parte del suo corpo si ritrovava nel vincolo della sofferenza - collo, spalle, tempie comprese -, l'altra, così intima e intoccata, stava ora fremendo nell'ingorgo vermiglio del più avvilente ed erotico piacere, volto a lambire una porzione di pelle tale da ferire di languore tutto il ventre e le cosce tese. Riuscì soltanto a deglutire, appena, e serrare le unghie nella sua camicia vilipesa, il respiro prossimo all'affanno, la vista a scarseggiare.

Edited by Arthur Kirkland~ - 28/1/2013, 23:56
 
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Yuki Delleran
view post Posted on 30/1/2013, 02:03




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Riluttante e recalcitrante fino all'ultimo, era così che una preda gli piaceva, riteneva che desse maggiore soddsfazione. Nella fattispecie Lovino era quanto di più soddisfacente gli fosse capitato tra le mani, beh, da secoli, letteralmente. Poteva sentire il suo sangue scorrere giù per la gola come linfa vitale, che restituiva vigore alle sue membra affaticate e trasmetteva ondate di fuoco attarverso tutto il suo corpo. Quel fuoco era facilmente riconoscibile come il più basso dei desideri che, nonostante fosse stato ad un passo dalla morte, o forse proprio per quello, si manifestava in lui senza alcuno scrupolo. Forse era davvero diventato quanto di più simile ad una bestia...
Poteva sentire sotto le sue mani il corpo di Lovino vibrare, segno che quello che aveva predetto si stava avverando. Antonio non aveva ancora capito, in tutti quei secoli, il motivo di tali manifestazioni, come se i vampiri avessero in sè un veleno in grado di stordire e forzare alla resa le loro vittime, ma in ogni caso aveva sempre volto la situazione a suo favore.
I gemiti di Lovino erano soave musica per le sue orecchie e le dita che lo stringevano mostravano chiaramente quanto quel bisogno fosse ricambiato.
Non si preoccupò di rispondere alla domanda che gli veniva posta, ma quando sentì le ginocchia del ragazzo rischiare di venire meno, gli circondò la vita con un braccio e lo guidò verso la parete, facendo in modo che potesse eventualmente sedere a terra senza danni.
Ancora pochi sorsi e il suo pasto poteva dirsi concluso, quindi rilasciò la presa e si ripulì le labbra macchiate di sangue, indugiando con lo sguardo sulle guance del giovane, del medesimo colore, e sugli occhi socchiusi in un'espressione di bizzarra beatitudine. Era bellissimo.
- Grazie per il pasto. - si limitò a dire, seguendo le regole imposte da un'antica etichetta.
 
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4 replies since 12/10/2012, 11:49   76 views
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