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[In corso] II SCENARIO: Vampiri Steampunk

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Arthur Kirkland~
view post Posted on 16/8/2012, 19:10 by: Arthur Kirkland~




Modificherò sicuramente qualcosa, non ho riletto dunque non assicuro nulla per forma/grammatica/senso @@'.


Nome: Lovino Vargas.

Età: 25 anni.

Ruolo: Cacciatore di vampiri. Durante il giorno, lavora come svogliatobarman al Rise, giusto per non allontanarsi troppo dalla sede centrale ed evitare di poter destare ogni sorta di sospetto - curandosi di raggirare in prima persona gli str**zi ficcanaso o qualsivoglia i pettegoli intriganti -, facendosi forte d'un atteggiamento che non potrebbe in alcun modo tradire segreti d'ogni sorta. Si barcamena, dunque, tra cameriere un po' provocanti (ritiene semplicemente facili, le londinesi) e porci imbarbati al brandy sempre pronti ad allungarsie un po' troppo le mani - puntualmente mandati a ca*are, in tutti i seni, o resi immuni per ben assestate, fisiche e non, risposte.
La sera, ad ogni modo, è solito fare una capatina al proprio appartamento, situato a pochi metri dal Bar e giusto al piano più alto d'un'antica palazzina, perchè non indifferente al panorama grottesco e all'impronta onirica di quel viale alberato.

Background: Primogenito di una modesta famiglia siciliana, Romano visse una tortuosa vita a cavallo tra la florida campagna del meridione italiano e le inquietanti paludi dell'Inghilterra vittoriana. Aveva circa dodici anni quando il padre - umile agricoltore isolano - decise di abbandonare la loro terra di ulivi e vigneti a favore della lontana Gran Bretagna e di un lavoro più redditizio offertogli da un imprenditore locale. Ebbe modo di studiare a fatica, per mancanza di tempo e soprattutto di iniziativa, preferendo rendersi utile ai genitori che qualche anno dopo dovettero affrontare una grave crisi economica - ed una malattia, peraltro, che colpì la madre ancora giovanissima. Per animo fatalista ed altrettanto superstizioso, Lovino si convinse che la sfortuna fosse il più alto lusso dei poveri, che lì certamente non avrebbe frenato il proprio impulso distruttore, risparmiando quantomeno la piccola sorella, Felicia, nei confronti della quale nutriva un amore piuttosto morboso: era ingenua, lei, piena di speranze e pronta a concedere al più barbaro degli uomini la positività assoluta, forzandosi di vederne una sfumatura pressoché buona. Ed ecco, tant'era, la giovane cuoca ben presto scomparve, tornando ai suoi occhi come creatura e non più femmina. Il più grande dolore, se non altro, quello di non essere riuscito a proteggerne l'integrità, non aver per tempo frenato il rigurgito di folle dolore che certamente aveva strappato dai suoi occhi grandi tutti i sogni di bambina.

Imperdonabile.

La ricerca fu vana, in realtà, ma non tanto da vietargli una corsa ancor più matta e vendicativa che trascinò gambe e furie alla grande capitale. Lasciata ai genitori una ferma promessa ed un bacio labile alla fronte della madre moribonda, Lovino si presentò a chi di dovere in qualità di cacciatore - o meglio, in qualità di volontario disposto a vender l'anima pur di piantare anche un solo paletto (e con sommo gaudio) al cuore dei rivoltanti non-morti -, il cui addestramento avvenne sotto fatiche immense ma infinitamente motivate che lo portano a raccogliere stima e fiducia d'un paio di singolari personalità interne all'associazione, garantendosi per giunta un lavoro diurno che fungesse da efficace e proficua sottocopertura.
I giorni trascorsero lenti, a Romano spettarono grandi soddisfazioni riflesse in non pochi pericoli, qualche esperienza d'amore troppo debole per risultar sincera (un vero debole per il gentil sesso, tuttavia), persino incontri del tutto inattesi che ne oltraggiarono le convinzioni - Antonio, il nome di tanta malaugurata sorte - ed un solo, vacuo Sole, quello delle notti soffiate dal profumo della nebbia, contrasto gelido al ricordo siciliano, caldo, sempiterno.

Perchè la vendetta, quella vera, era tutto ciò che avrebbe potuto promettere a Felicia, l'unico riscatto effettivo che avrebbe lenito la frustrazione e la sofferenza.


Un giuramento, dunque.
Un giuramento pronunciato con le labbra al crocifisso.


Segni particolari: A discapito della corta chioma composta, sta un ciuffo graziosamente ribelle volto a fermarsi a mezz'aria con antipatica determinazione (e piuttosto scomoda, invero, dato il suo ruolo di sensibile punto erogeno). Il corpo asciutto non è certo avulso da una forza notevole e, specialmente, da una capacità di destreggiarsi a dir poco sorprendente - per di più, è capace di correre a velocità potenzialmente disumane (per un duplice motivo, in effetti: inseguire o scappare). Diverse armi di vario taglio o utilizzo, indossati sotto panni abili nel camuffarne la presenza. Porta sul petto un crocifisso in oro bianco e sul retro della nuca, a ridosso del collo, un tatuaggio di medesima forma, chiuso dalla parola 'Amen'. Ha un debole per il gentil sesso, in ogni sua forma - beh, più o meno... - e per i seni di taglie piuttosto abbondanti. A tavola esige sempre del pane e del vino e non consuma mai un pasto di fattura straniera, pretendendo per le proprie labbra cibo rigorosamente italiano.

Fatevi avanti, pezzi di me*da.
 
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10 replies since 1/8/2012, 22:30   7241 views
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